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A
cura dell’osservatorio Codici e del Coordinamento Regionale AnimalistiAmbientalisti
Lazio
Codici ringrazia la dr.ssa Viviana Frigino, Presidente del Coordinamento
Regionale delle Associazioni Animaliste del Lazio e i volontari che hanno
dato testimonianza della realtà romana e hanno contribuito alla
realizzazione del dossier. [Leggi
l'intervento di Viviana Frigino alla conferenza stampa]
Ma vale la pena analizzare le situazioni di randagismo più emblematiche:
Portuense: i cani del bosco
E’ molto grave la situazione fotografata da uno dei volontari che
si è rivolto al CODICI in Via Portuense zona Somaini- Parco Tenuta
dei Massimi. Nel bosco sono presenti circa 80 cani selvatici che vengono
sfamati da cittadini volontari ,con grande amore e risorse proprie. Data
la situazione, i cittadini si sono rivolti più volte a istituzioni
ed associazioni che intraprendendo percorsi finalizzati almeno alla sterilizzazione
delle femmine.
Nel 2006 il numero dei cani non arrivava alla decina e la situazione venne
segnalata all’Ufficio diritti degli animali affinché agisse
in conformità a quanto previsto dalla normativa in vigore in materia
di salute degli animali e di lotta al randagismo. Nel 2008 è stata
inviata una diffida al Sindaco di Roma e al Responsabile del settore di
sanità pubblica chiedendo la sterilizzazione delle femmine nonché
una adeguata assistenza sanitaria per gli animali, anche in funzione della
sicurezza pubblica. Quanto finora denunciato non ha a tutt’oggi
prodotto alcun intervento da parte delle istituzioni. I cani continuano
a morire o a vivere in condizioni pietose, riproducendosi senza alcun
controllo delle nascite. Come detto sono ormai arrivati al numero di circa
ottanta esemplari, con dispendio economico che è otto volte a quello
iniziale ed una spesa pubblica, qualora la Asl dovesse decidersi ad attivarsi
per le catture e sterilizzazioni, infinitamente maggiore. Lasciamo immaginare
cosa potrebbe accadere il giorno in cui, per qualsiasi motivo, la volontaria
che si occupa di cibare gli animali non possa più occuparsi del
branco. Dove cercheranno cibo gli 80 animali?
Il caso del Casilino 900
Le prime demolizioni delle baracche dei nomadi del Casilino 900 risalgono
a gennaio, una maxi operazione che si è conclusa a febbraio ma
che ha lasciato non pochi strascichi a scapito della sicurezza dei cittadini
che vivono o transitano in zona. Sporcizia, cumuli di macerie, immondizia.
Il degrado regna sovrano e l’incuria e il lassismo dell’Amministrazione
Comunale è lampante. I cittadini ci chiamano allarmati anche perché,
a seguito dello sgombero, si è amplificato il problema del randagismo
già precedentemente segnalato da Codici. Il Comune, nell’esecuzione
dello sgombero, avrebbe dovuto agire di accordo con la Asl veterinaria
ed il canile comunale per catturare i cani ed i gatti che, era possibile
prevedere, sarebbero rimasti, a giochi fatti, nell’accampamento.
Questo non è avvenuto e gli animali, di cui prima, bene o male,
si prendevano cura i nomadi, sono diventati in un lampo nuovi randagi.
I cani abbandonati sul territorio sono quasi tutti di grossa taglia. I
cittadini del quartiere e i volontari si sono fin da subito attivati,
a loro spese, per cibarli ed assisterli nei migliori dei modi, purtroppo
però la situazione degenera. Subito dopo lo sgombero ne sono stati
avvistati 12, ma sicuramente ce ne sono più di 20. I cani, stremati
dal freddo, dalle precarie condizioni di vita e spaventati dallo sgombro
coatto sono potenzialmente pericolosi per se stessi e per i cittadini.
Alcuni residenti pensano bene di risolvere a modo proprio e cominciano
così le uccisioni di cani e di gatti. Avvelenati, sparati, bruciati
vivi. Le istituzioni, nonostante siano al corrente della situazione non
intervengono. CODICI interviene interfacciandosi con l’Ufficio Benessere
e Tutela degli Animali. Il dirigente dell’Area che ha accordato
ai cittadini stessi la possibilità di catturare e mettere in salvo
gli animali.
Dopo l’arrivo delle Ruspe per la rimozione delle macerie si erano
perse tutte le speranze di poter prelevare gli ultimi superstiti di cui
si temeva la dispersione tra le vie cittadine. I coraggiosi volontari,
infatti, che dall’inizio di questa triste faccenda si sono prodigati
per la salvezza degli animali: si sono rivolti al CODICI perché
si facesse intermediario con l’ufficio comunale per il benessere
animale: l’UTBA con una proposta pratica e fattiva. Si sono offerti
di catturare loro stessi gli ultimi cani rimasti in loco e, dopo averli
sterilizzati e microchippati, di assicurargli una sistemazione idonea
e definitiva. Detto fatto, dopo essersi assicurati il via libera dall’UTBA
e dal municipio competente, in una sola ora di lavoro, il catturatore
individuato dai volontari è riuscito a prendere i quattro cani
rimasti sul territorio. E ci si potrebbe chiedere come mai la ASL, in
ben due giorni di tentativi, non sia riuscita, con la ditta convenzionata,
nell’impresa. Il CODICI sottolinea che nella vicenda del Casilino
900 ha presentato denuncia contro ignoti per l’uccisione di molti
degli animali in loco e che ha chiesto alla ASL veterinaria indagini necroscopiche
sulle carcasse ritrovate.
Al momento restano 4 cani liberi accuditi, di cui il canile comunale non
ha accettato l’ingresso nella propria struttura.
Aeroporto Centocelle
Come è noto, da tempo associazioni e volontari cercano di far fronte
al sempre più impellente problema che affligge la zona dell’ex
aeroporto di Centocelle, popolata da branchi di cani che, oltre a creare
difficoltà ai residenti della zona ed ai militari che lavorano
presso quella base, vivono essi stessi in condizioni igienico-sanitarie
precarie. Al fine di fronteggiare questa profonda situazione di disagio,
nel mese di ottobre 2007 alcuni militari del Comando Squadra Aerea (che
lì ha la propria sede), in collaborazione con i volontari del canile
comunale, hanno avviato un lento progetto di risanamento dell’area.
In particolare, l’attività mirava sia alla cattura delle
femmine al fine di sottoporle ad interventi di sterilizzazione, sia alla
cattura, più in generale, di tutti quei cani che risultassero essere
bisognosi di cure o di terapie .Tutti gli animali, dopo essere stati sottoposti
ai trattamenti sanitari del caso, venivano poi reimmessi in un’apposita
area dell’adiacente Parco di Centocelle, fatta eccezione per quegli
esemplari che, essendo malati o considerati “pericolosi”,
dovevano essere trattenuti all’interno del canile. Ebbene, tale
progetto veniva finanziato dai competenti uffici comunali, come d’altronde
è previsto ed espressamente disciplinato dalla Legge. (Legge n.
281/91 citata) - esplicitamente affermando che: “I comuni, singoli
o associati, e le comunità montane provvedono prioritariamente
ad attuare piani di controllo delle nascite attraverso la sterilizzazione.
A tali piani é destinata una quota non inferiore al 60 per cento
delle risorse di cui all’articolo 3, comma 6. I comuni provvedono,
altresì, al risanamento dei canili comunali esistenti e costruiscono
rifugi per i cani, nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale
e avvalendosi delle risorse di cui all’articolo 3, comma 6?. Pertanto,
i competenti uffici amministrativi, adempiendo ai loro doveri, destinavano
somme pubbliche con il preciso scopo di risolvere l’incresciosa
situazione ivi esistente.
Tale progetto, seppur lentamente, procedeva e veniva condotto con perizia
e pazienza da tutti gli addetti ai lavori (per lo più, come detto,
militari dell’aeroporto e volontari) che, ove possibile, per i cani
più docili, effettuavano immediatamente la vaccinazione e la “microchippatura”
e, contestualmente, reimmettevano i cani in libertà, nel rispetto
della figura del “cane di quartiere” (ben 9 sono stati i casi);
altri 15 esemplari, invece, sono stati catturati, sedati e, successivamente,
curati, vaccinati e “microchippati”. Il lavoro, in buona sostanza,
stava volgendo al termine quando, improvvisamente e senza alcuna spiegazione,
nel marzo 2008 veniva bloccata l’erogazione dei fondi a sostegno
del progetto, rendendo così vano ogni precedete sforzo umano ed
economico fino ad allora sostenuto. Infatti, al momento dell’interruzione
del progetto, sul posto erano presenti alcune cagnoline non ancora sterilizzate
che, ovviamente, dopo poco tempo, hanno partorito dei cuccioli, rendendo
vano ogni tentativo fino ad allora effettuato di controllo delle nascite.
Da quel momento, le autorità competenti si sono totalmente disinteressate
del progetto e delle conseguenze che tale improvvisa interruzione ha potuto
avere sulle persone e sugli animali. Attualmente, il numero dei cani vaganti
è nuovamente cresciuto ed è destinato a crescere a dismisura,
considerato che alcune delle femmine non sottoposte a sterilizzazione
sono già nuovamente incinta. Appare evidente come la condotta tenuta
dagli organi della Pubblica Amministrazione competenti ad agire nel caso
de quo, sia del tutto contraria, in primo luogo, ai più elementari
principi “di economicità, di efficacia, di pubblicità
e di trasparenza” previsti dalla Legge 241/90 (art. 1, comma I).
Si è realizzata un’inspiegabile quanto immotivata interruzione
di un progetto che volgeva ormai al termine e che, non foss’altro
per la quantità di tempo e denaro già impiegati, meritava
di essere completato. Si è in sostanza verificato uno spreco di
denaro pubblico del tutto arbitrario ed irrazionale che non ha trovato
fondamento in alcuna reale necessità sopravvenuta, ma solo in una
bizzarra conduzione della vicenda, nonché in un’irresponsabile
gestione finanziaria . Data la grave situazione, Codici, nel nome del
legale rappresentante, Avv. Monique Perrotti si è rivolta agli
organi competenti al fine di conoscere le modalità di destinazione
e di gestione della quota prevista dalla sopra citata Legge Finanziaria
ed, in particolare, della quota destinata alla sovvenzione del progetto
di cui sopra. CODICI ha poi diffidato il Comune ed il servizio veterinario
della ASL competente ad adempiere tempestivamente agli obblighi loro imposti
dalla legge, predisponendo un adeguato piano di azione che consenta di
fronteggiare al più presto ed al meglio la nuova situazione di
disagio creatasi. In questo momento sono 5 i cani che vagano intorno all’aeroporto
Centocelle, almeno di cui si prende cura affettiva ed economica la volontaria
Angela F.
Il branco di via Papiria
Nei pressi del Forte Casilino, a pochi metri dalla via Palmiro Togliatti,
una situazione di degrado ed illegalità rischia di sfociare anche
in una rivolta cittadina.
Una ventina di cani tra cui 6 femmine fertili, sono lasciati alle sole
cure di un cittadino extracomunitario disadattato che vive in un camper
e non ha i mezzi economici per far fronte ai costi delle sterilizzazioni
così il branco di cani aumenta e con esso la possibilità
che il signor R. non riesca più a sfamare gli animali che cercherebbero
quindi cibo tra le strade romane. Negli scorsi giorni un gruppo di cittadini
vecchi e giovani hanno iniziato a pulire un tratto di prato del Parco
archeologico di Centocelle sul versante di via Papiria. Hanno segnalato,
tra l’altro al CODICI la presenza di quello che sembra un canile
abusivo dove cani abbaiano e latrano tra ricoveri di fortuna fatti di
lamiere. (a seguito delle segnalazioni il canile è stato posto
sotto sequestro e si attendono provvedimenti)
Pista ciclabile della Magliana
Si aggirano su e giù per la pista ciclabile, sono i randagi della
Magliana. Quest’anno sono stati numerosi i casi dei ciclisti e i
podisti aggrediti dai branchi di randagi. I volontari raccontano di aver
avvistato i branchi da 3 a 8, a volte anche di più, sono di taglia
grossa e sono sicuramente affamati poiché si avvicinano soprattutto
ai cittadini che portano con sé cibo.
Collina Alitalia
Le prime segnalazioni dell’esistenza di un gruppo di cani stanziali
nell’area cosiddetta “Collina Alitalia” risalgono al
2002, quando il nuovo Canile Sanitario del Comune di Roma alla Muratella
era appena entrato in attività. Con lo sgombero del campo nomadi
adiacente al canile sanitario erano stati catturati e portati in canile
circa 40 cani. Altri cani erano rimasti vaganti sulla Collina Alitalia.
Una signora che lavorava presso l’azienda dell’Alitalia iniziò
ad preoccuparsi della loro sopravvivenza portando del cibo e sollecitando
l’intervento del Canile Sanitario. Cominciarono così i tentativi
di catturare e sterilizzare questi cani che avevano la particolarità
di non essere abituati al contatto con l’uomo e pertanto erano difficili
da avvicinare. La ASL RMD, responsabile degli accalappiamenti e delle
sterilizzazioni, tentò le prima catture allestendo una gabbia trappola
per cani, che però andò distrutta ad opera di sconosciuti
e la ASL RMD rinunciò a proseguire nell’intento. L’Ufficio
Diritti Animali allora, in sostituzione della ASL RMD, interpellò
dei veterinari per la cattura a distanza con l’anestetico e, individuato
un veterinario attrezzato allo scopo e programmato un piano di intervento,
gli affidò la cattura. Iniziarono così, in funzione delle
risorse economiche periodicamente disponibili all’Ufficio Diritti
Animali, una serie di interventi con i quali si è arrivati, nel
2008, a sterilizzare il 100° cane.. Un obiettivo importante, molto
vicino al traguardo della sterilizzazione a tappeto. Le sterilizzazioni
continuarono per ancora qualche mese, ma quando mancavano ormai all’appello
solo 5 o 6 cagne da sterilizzare, c’è stato il travagliato
cambio di amministrazione e il programma di sterilizzazioni è stato
interrotto. Purtroppo senza mai più riprenderlo. Da quel momento,
grazie ai parti ripetuti di quelle poche cagne rimaste e delle femmine
da queste generate, nell’arco di questi ultimi due anni, il numero
di cani appartenenti al branco “Collina Alitalia” è
tornato a crescere in modo esponenziale, creando anche nuovi bacini di
riproduzione nelle aree limitrofe, come il Bosco della Portuense. Non
si sono mai interrotte le segnalazioni dei cittadini, dei volontari e
delle associazioni animaliste agli organismi responsabili, come l’UDA
e la ASL RMD, relativamente a questo incontrollato aumento demografico
di cani e del pericolo che andava sempre più costituendo, sia per
gli animali stessi che per i cittadini. Ma non c’è stata
mai nessuna risposta. Alle Associazioni che si sono rivolte direttamente
all’Assessore De Lillo chiedendo un intervento urgente, è
stato sempre detto che era imminente un piano, ma veniva precisato che
non sarebbe stato fatto nulla di quello che era stato fatto prima, perché
era stato troppo costoso. Così, per risparmiare qualche migliaio
di euro ora, sono state vanificate le migliaia di euro spesi allora, bruciando
tutti i risultati ottenuti. Senza l’interruzione delle sterilizzazioni
proprio ad obiettivo quasi raggiunto, oggi non ci sarebbe più il
problema. Nel frattempo, le Associazioni, che notoriamente sono così
motivate da non demordere di fronte alla negligenza delle istituzioni,
hanno continuato ad attivarsi non solo affinché Asl e Comune adempiessero
ai loro doveri istituzionali di tutela degli animali e dei cittadini,
ma anche cercando almeno di catturare e sterilizzare i cani nuovi arrivati,
frutto di abbandoni, che sarebbero andati ad alimentare ulteriormente
la crescita del branco, e di avvicinare e prendere, con la pazienza di
numerosi appostamenti, tanti cuccioli che, educati alla socializzazione,
curati e vaccinati, sono stati affidati a famiglie di Roma e, in molti
casi di altre città del Nord, dove la drammatica situazione da
terzo mondo di Roma e delle città del sud, suscita pietà
e solidarietà. Parliamo della cattura e affidamento di più
di 30 cuccioli solo nelle ultime settimane. In tutto questo, l’Associazione
P.AN.D.A. onlus, che sostiene i volontari impegnati da anni in questa
operazione, ha chiesto che almeno l’Ufficio Diritti Animali e il
Servizio veterinario ASL si rendessero disponibili a procedere, per i
cani che i volontari riuscivano a catturare e sterilizzare a proprie spese,
con l’obbligo di legge della microchippatura e identificazione,
un intervento per l’amministrazione e per la ASL praticamente a
costo zero. Ma anche qui la risposta non è mai arrivata. Intanto
altre cagne hanno partorito e molte altre ancora partoriranno. Senza chiudere
“il rubinetto” attraverso la sterilizzazione, il problema
non potrà mai essere risolto. E non si può ancora rimandare.
E’ diventato drammaticamente urgente un piano di sterilizzazioni
da attuare subito. Con l’impegno di Comune e ASL per le sterilizzazioni
e la preziosa collaborazione del volontariato, si può economicamente
risparmiare molto rispetto al costo della cattura e del mantenimento a
vita di questi cani nei canili comunali e si può risparmiare agli
animali la sofferenza di una vita in gabbia. Da Ottobre 2009 continuano
ad arrivare numerose segnalazioni di casi di randagismo, i volontari hanno
contato un branco di un centinaio di cani.
La vicenda Benito, canile/discarica di Via
Isacco Newton
Siamo intorno al 2000 quando, dopo aver tirato su reti e recinzioni per
chiudere cani di non si sa quale provenienza, il signor Benito è
approdato, con tutta la sua ferraglia e materiali di ogni genere, nell’area
di proprietà ATER tra Via Isacco Newton e Vicolo Papa Leone. Ci
si domanda come sia potuto crescere un canile, che è in realtà
più una discarica, in piena zona residenziale senza che nessuno
se ne accorgesse. C’è voluto un incendio, sembra doloso,
nel quale sono morti alcuni cani, per far accorgere alla polizia e alla
ASL che lì c’era una montagna di rifiuti e una cinquantina
di cani chiusi in una serie di baracche e grandi recinti. Ma non accade
nulla. Nessun sequestro, nessuno sgombero, nessuna tutela per gli animali.
Piuttosto la ASL impone che i cani vengano tutti intestati al signor Benito,
che ne diventa il legittimo proprietario. Un caso strano visto che la
normativa prevede che chi possiede un numero elevato di cani , deve anche
avere una licenza, visto che rientrerebbe in una forma di allevamento.
Di conseguenza, diventa difficile comprendere come, nel caso di un disperato
emarginato e un po’ fuori di testa, potesse diventare legittimo
intestarsi un’ottantina di cani. Potere dello scarico di responsabilità?
Infatti, con quella procedura la ASL si era “esonerata” dalle
responsabilità di censire e sterilizzare tutti quei cani e l’amministrazione
dalla responsabilità di ricollocarli in qualche struttura comunale.
Così tutto torna come prima e per anni le cagne, tutte non sterilizzate
perché il signor Benito oltretutto è contrario alla loro
sterilizzazione (e ora come legittimo proprietario può opporsi
ad ogni intervento in questo senso) continuano a partorire. Con una trattativa
di scambio tra sacchi di crocchette e sterilizzazioni, ogni tanto i responsabili
del Canile Sanitario riescono a strappare al signor Benito il consenso
a qualche sterilizzazione. Intanto i cani perlopiù continuano a
riprodursi e, nell’indifferenza di tutti, il problema continua a
crescere. E ci vuole un altro dramma per gli animali per far tornare un
momento l’attenzione su questa incredibile realtà dentro
Roma. I recinti fatiscenti non reggono e gruppi di cani di Benito cominciano
ad aggirarsi di notte facendo strage di tutti i gatti delle colonie feline
del quartiere e seminando la paura anche tra i cittadini. Si scatenano
le segnalazioni e le richieste di intervento, ma ci vogliono diversi giorni
prima di riuscire a convincere qualcuno ad interessarsi del problema.
Così il 29 ottobre del 2009 scatta il sequestro del canile di Benito.
La ASL finalmente, meglio tardi che mai, impone al signor Benito un calendario
di sterilizzazioni. E il signor Benito, incredibilmente, si presenta puntuale
agli appuntamenti. Ma dopo un po’ di “buche” da parte
della ASL, il calendario va a monte. E così passano ancora mesi.
Ora sembra che siano decisi a procedere con lo sgombero e per quei cani
ci sarà un posto in canile.(sic). Con un intervento serio qualche
anno fa, forse non ci sarebbero stati più cani o, per quei pochi
rimasti, si sarebbe potuta trovare una casa vera e non un angusta gabbia.
Ogni anno, a partire dall’anno finanziario 1991, il Ministero ripartisce
il fondo per la tutela del benessere e per la lotta all'abbandono degli
animali da compagnia istituito dalla legge 14 agosto 1991, n. 281 . Tale
ripartizione è stata effettuata per ogni Regione e Provincia autonoma
in base ai criteri stabiliti dal Decreto Ministeriale del 29 dicembre
1992:
• il 42% della disponibilità in base al numero dei cani e
dei gatti di proprietà;
• il 33% della disponibilità in base numero dei cani e dei
gatti randagi;
• il 25% della disponibilità in base al numero degli abitanti
delle regioni e province autonome.
I fondi stanziati dal 2005 al 2008 sono
2005: € 4.271.578,00
2006: € 3.998.000,00
2007: € 4.986.000,00
2008: € 3.086.085,11
A partire dal 2008 sono stati modificati con decreto ministeriale 6 maggio 2008 i criteri di ripartizione del fondo:
• il 40% viene ripartito in quote di pari entità tra le
Regioni sulla base dell'attivazione della banca dati regionale dell'anagrafe
canina in riferimento alla consultabilità per via telematica. Per
la Regione Trentino Alto Adige, la ripartizione delle quote spettanti
sarà attribuita, per un pari importo, alle province autonome di
Trento e Bolzano;
• il 30% viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di
Trento e Bolzano in base alla consistenza della popolazione dei cani e
dei gatti con riferimento al numero di ingressi nei canili sanitari e
nei gattili;
• il 30% viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di
Trento e Bolzano in base alla popolazione umana.
Il Ministero individua le quote di ripartizione. Le Regioni e le Province autonome devono individuare, nell'ambito della programmazione regionale, le priorità di intervento elaborando il piano operativo di prevenzione del randagismo. Nella programmazione devono dare, come previsto dalla legge finanziaria 2007, priorità ai piani di controllo delle nascite destinando una quota non inferiore al 60% delle risorse alle sterilizzazioni, dove necessario, ovvero ad altre iniziative intese a prevenire il fenomeno del randagismo. Le Regioni inviano successivamente al Ministero una relazione sull'attività svolta. Con determinazione del direttore, 5 novembre 2009, n. 3623 è stata prevista l’assegnazione di contributi agli enti per l'attuazione dei piani di controllo delle nascite attraverso la sterilizzazione dei cani randagi catturati e/o a rischio di riproduzione incontrollata e per la costruzione e/o il risanamento dei canili pubblici. L’ impegno è di Euro 432.163,84.